luca avoledo
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12 ottobre 2022

Intolleranze alimentari: quali sono

Tavolata con persone che mangiano
Quali sono le intolleranze alimentari? al di là delle allergie e delle poche intolleranze propriamente dette (lattosio, glutine), esistono altri fenomeni di ipersensibilità al cibo.

Il cibo è indispensabile alla sopravvivenza. Siamo naturalmente portati a ricercarlo attraverso lo stimolo della fame proprio perché ne abbiamo bisogno fisiologicamente.

Può tuttavia accadere che alcuni alimenti vengano percepiti dall'organismo come potenzialmente dannosi. L'"amicizia" con questi cibi allora si spezza, mentre compaiono disturbi di varia natura. E' quanto succede quando si sviluppano le cosiddette intolleranze alimentari.


Differenza tra allergie e intolleranze alimentari


Per comprendere quali sono le intolleranze alimentari e cosa comportano per l'organismo e per la salute, va innanzitutto chiarito cosa le distingue dalle allergie alimentari.


1. Allergie alimentari

Le allergie alimentari sono relativamente rare e spesso facilmente individuabili o comunque sospettabili: è sufficiente il minimo contatto con la sostanza alimentare incriminata per provocare in brevissimo tempo (entro pochi minuti o al massimo qualche ora) sintomi in genere eclatanti, a volte addirittura pericolosi per la vita.


Le allergie alimentari vedono l'intervento di una particolare classe di anticorpi, le immunoglobuline E (IgE), e nella loro insorgenza riveste un ruolo anche la predisposizione genetica.


2. Intolleranze alimentari

Le cosiddette intolleranze alimentari (che più opportunamente dovremmo denominare food sensitivity, ovvero sensibilità al cibo) possono presentare un quadro sintomatico talvolta anche parzialmente sovrapponibile a quello delle allergie alimentari, benché meno violento, ma di norma si manifestano con caratteristiche più subdole e sfuggenti e sempre in ogni caso senza il coinvolgimento delle immunoglobuline E.

Rispetto alle allergie, nelle intolleranze alimentari cambiano anche i tempi della reazione e i meccanismi sottesi: è spesso necessario introdurre ripetutamente gli alimenti critici perché subentrino malesseri avvertibili.


Si tratta, in altri termini, di un vero e proprio fenomeno di "accumulo", della classica goccia che fa traboccare il vaso. E' come se il corpo segnalasse, attraverso i sintomi, una sorta di lenta e graduale intossicazione, dovuta al sovraccarico di alcuni cibi, che non sono nocivi in se stessi, ma lo diventano quando la loro assunzione supera il nostro personale "livello di soglia", la nostra capacità di tollerarli, appunto.

Giorno dopo giorno, il sovraccarico finisce per perturbare l'equilibrio dell'organismo: si innesca un'infiammazione persistente, benché di grado lieve, che determina, facilita o sostiene numerose condizioni, fastidi e malattie. E' quella che viene infatti definita infiammazione da cibo.


Intolleranze alimentari, argomento controverso


Sebbene queste ipersensibilità al cibo non siano riconosciute dal mondo medico "classico" (il quale ammette l'esistenza solo dell'intolleranza al glutine e di quella al lattosio, che sono provocate peraltro da cause del tutto diverse, sia tra loro che rispetto ai fenomeni di cui stiamo parlando), nell'ambito della medicina naturale, della nutrizione olistica e della naturopatia le intolleranze alimentari vengono considerate manifestazioni decisamente diffuse nella popolazione, molto più delle allergie, nonché sottostimate, a cui si deve, in tutto o in parte, un'ampia serie di sintomi e disturbi, per i quali a volte la medicina tradizionale non riesce a offrire valide soluzioni, né diagnostiche né men che meno terapeutiche.


Le food sensitivity sono fenomeni complessi, per cui senz'altro molto resta ancora da indagare, ma che è estremamente sbrigativo, e forse persino poco confacente a un professionista sanitario che abbia realmente a cuore la salute dei propri pazienti, rifiutare a priori, solo perché ancora non compiutamente comprese sotto il profilo patogenetico o perché non disponiamo di test analitici universalmente validati.

Anche perché le persone che ne soffrono esistono, sono verosimilmente milioni e la gran parte di coloro che hanno scoperto e gestito tali intolleranze è lì a testimoniare, con la propria storia, i benefici per la salute spesso insperati ottenuti da una corretto approccio alle ipersensibilità alimentari individuali.




Credo non esista un solo professionista degno di questo nome che operi nel settore della nutrizione che non si sia prima o poi imbattuto in pazienti che lamentano sintomi nei più disparati distretti corporei legati all'ingestione di determinati alimenti, eppure con test allergologici, breath test al lattosio e test sierologici per la diagnosi di celiachia tutti negativi.

Alcuni nutrizionisti e medici, sopratutto se adottano un approccio realmente olistico alla persona, cercano di ascoltare a fondo tali pazienti e accogliere il disagio di cui sono portatori.

Molti altri purtroppo finiscono per liquidare sbrigativamente ciò che non comprendono o che non collima con quanto hanno studiato, magari pure bollando i pazienti come psicosomatici o ipocondriaci. Invece, in larga parte dei casi, le reazioni al cibo di queste persone sono del tutto reali.


Test intolleranze alimentari: quando farlo



1. Quando pensare a un'intolleranza alimentare

Ma quando sospettare un'intolleranza alimentare? Di fronte a disturbi cronici o ricorrenti in cui l'infiammazione può avere un ruolo - ancor più se gli usuali presidi terapeutici non sortiscono l'effetto desiderato - può essere opportuno indagare la presenza di eventuali ipersensibilità al cibo.



2. Intolleranze alimentari: quali sono

In Italia, le intolleranze alimentari più frequenti sembrano essere quelle verso lieviti e prodotti fermentati, cibi ricchi di sale, frumento o grano, prodotti lattiero-caseari (latte e suoi derivati), alimenti contenenti nichel, grassi vegetali, salicilati naturali.


Il latte e i suoi derivati sono tra gli alimenti più implicati nelle reazioni di ipersensibilità, non solo per colpa del lattosio. Il dottor Luca Avoledo, biologo nutrizionista esperto in naturopatia, spiega come consumarli a "Il Mio Medico" su TV2000.

Si tratta, coerentemente con quanto detto finora, dei cibi che mettiamo in tavola con più frequenza e che ingeriamo in modo continuativo, anche perché si trovano spesso "nascosti" in prodotti industriali pronti al consumo.


3. Quale test per le intolleranze alimentari

Se vi siete sottoposti a prove allergiche che hanno dato responso negativo ma continuate a stare male, tenete presente che i test per le allergie evidenziano solo reazioni mediate dalle IgE. Non possono diagnosticare intolleranze alimentari semplicemente perché sono stati elaborati per ricercare qualcosa – le immunoglobuline E, appunto, o comunque una risposta da queste dipendente – che nelle intolleranze non è implicato.


Sono tuttavia a disposizione specifici strumenti, benché di carattere non convenzionale, per scoprire e risolvere le intolleranze alimentari, come il test DRIA, che abbiamo scelto di utilizzare alla Clinica del Cibo.


Articolo di
biologo nutrizionista, dottore magistrale in scienze della nutrizione umana, dottore magistrale in scienze naturali, master universitario in naturopatia.


PER APPROFONDIRE L'ARGOMENTO
Superare le Intolleranze AlimentariAttilio Speciani, Francesca Speciani
Una guida per tornare a mangiare dedicata ad allergici e intolleranti. Con i menu stagionali e oltre 80 ricette
Tecniche Nuove Edizioni

FONTI E BIBLIOGRAFIA SCIENTIFICA
  1. Manuyakorn W & Tanpowpong P, "Cow milk protein allergy and other common food allergies and intolerances", Paediatr Int Child Health, 2019 Feb;39(1):32-40.
  2. Palmieri B et al, "Le intolleranze alimentari: caratteristiche e attendibilità dei test diagnostici alternativi", Minerva Gastroenterologica e Dietologica, 2011 March;57(1 Suppl 1):1-10.
  3. Turnbull JL, Adams HN & Gorard DA, "Review article: the diagnosis and management of food allergy and food intolerances", Aliment Pharmacol Ther, 2015 Jan;41(1):3-25.


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