luca avoledo
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11 marzo 2013

Come risolvere le intolleranze alimentari

Pizza e prodotti da forno causano intolleranze alimentari
Sono alla base di sintomi che hanno per denominatore comune l'infiammazione da cibo. Ma come risolvere le intolleranze alimentari? Non certo eliminando ciò che disturba.

Come abbiamo scritto nell'articolo sui rischi della dieta di eliminazione, non è escludendo i cibi verso cui ci si scopre ipersensibili che si vincono le intolleranze alimentari e si contrastano efficacemente i problemi - dal mal di testa alla pancia gonfia, dalle cistiti ricorrenti alle dermatiti e alle altre manifestazioni di tipo dermatologico, dal sovrappeso alle infezioni respiratorie frequenti - che spesso sono collegati a ciò che mangiamo.

Se da un test per le intolleranze alimentari, come il test DRIA, emergono positività a uno o più gruppi di cibi, ben più razionale è impostare un piano personalizzato di rotazione degli alimenti, che preveda, fin da subito, la progressiva reintroduzione delle sostanze risultate positive al test, alternando, nella settimana, momenti di astensione totale dal consumo dei cibi "critici" (le cosiddette "giornate di pulizia") e pasti liberi, ovvero con assunzione (controllata) anche di questi ultimi.

Per quanto ogni individuo sia un caso a sé e quindi il programma di gestione delle intolleranze alimentari debba necessariamente essere calibrato sulla specifica situazione, uno schema di rotazione infrasettimanale dei cibi di carattere generale potrebbe essere il seguente.




  • Lunedì: "pulizia" totale per i cibi positivi al test per le intolleranze alimentari
  • Martedì: "pulizia" totale
  • Mercoledì: "pulizia" totale a colazione e a pranzo, ma cena libera, ovvero con la possibilità di consumare gli alimenti verso cui il test ha evidenziato un'ipersensibilità
  • Giovedì: "pulizia" totale
  • Venerdì: "pulizia" totale
  • Sabato: "pulizia" totale
  • Domenica: "pulizia" totale a colazione, ma pranzo e cena liberi.

Liberare innanzitutto almeno qualche pasto del weekend riveste un'importanza particolare, perché facilita la condivisione di riti sociali che fanno parte della vita di ciascuno di noi, evitando così la perdita del piacere della tavola e della convivialità quando la famiglia si riunisce o in occasione di uscite con gli amici.

La ragionata alternanza di pasti liberi, che nel tempo sono destinati a diventare sempre di più, e momenti di "disintossicazione" consente al corpo di recuperare la tolleranza alimentare, ripristinando la giusta reazione allo stimolo immunologico rappresentato dal cibo e ricreando così "amicizia" con le sostanze prima percepite come nocive. Nel frattempo, scemano i sintomi e i fastidi causati o aggravati dall'intolleranza alimentare, non più sostenuti dall'infiammazione indotta dal cibo.

Dopo un paio di mesi, se l'esecuzione di un test di controllo conferma anche strumentalmente il miglioramento percepito dal soggetto, il numero dei pasti liberi viene via via ampliato, fino alla totale libertà alimentare.

Una libertà che è auspicabile che venga esercitata con buon senso: adottare un'alimentazione il più possibile varia è il modo migliore per ridurre il rischio sia di sviluppare nuove intolleranze che di ricadere in quelle del passato. E per disfarsi definitivamente della paura del cibo.


Articolo di
biologo nutrizionista, dottore magistrale in scienze della nutrizione umana, dottore magistrale in scienze naturali, master universitario in naturopatia.


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