luca avoledo
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20 maggio 2015

Colite spastica e intolleranze alimentari

Donna che soffre di colite da intolleranza alimentare
Provoca dolori, gonfiore addominale e irregolarità intestinale. Spesso dietro alla colite spastica o colite nervosa c'è un'intolleranza alimentare. Risolverla porta a ridurre o a eliminare gli attacchi.

Il collegamento tra stress e sindrome dell'intestino irritabile è noto. Non per niente, oltre a "colite spastica", si utilizza comunemente l'espressione di "colite nervosa" per identificare questo disturbo, che interessa innanzitutto il sesso femminile. I visceri d'altro canto sono tra le sedi privilegiate delle somatizzazioni a sfondo ansioso e imparare a governare le componenti psicoemotive è uno dei primi passi che spesso deve compiere chi ha necessità di ripristinare la corretta funzionalità intestinale.

Il ruolo del cibo nella colite


Decisamente meno approfondito è il nesso tra colite spastica e intolleranze alimentari, sebbene anche le evidenze scientifiche abbiano di recente riconosciuto che la sindrome dell'intestino irritabile ha genesi multifattoriale e che un'importante componente infiammatoria compare sovente tra le cause dei sintomi colitici, quali spasmi addominali, pancia gonfia (meteorismo), stitichezza, diarrea o l'alternanza dell'una e dell'altra (il cosiddetto alvo alterno).

Alimentazione monotona e infiammazione cronica

Cibi che possono dare spesso intolleranze alimentari
Mangiare sempre gli stessi alimenti
apre la porta alle intolleranze.

Abbiamo altrove chiarito più diffusamente il meccanismo sottostante alle intolleranze alimentari (food sensitivity) e descritto i disturbi e le malattie che le ipersensibilità al cibo possono determinare o aggravare.

Qui ci limitiamo a ricordare un concetto fondamentale: stimoli alimentari ripetuti, tipici di una dieta che resta sostanzialmente monotona nonostante si pensi di gestire con varietà la composizione dei pasti (solo per fare un esempio, il frumento è onnipresente in biscotti, pane, pasta, pizza, merendine e prodotti da forno), possono produrre una sorta di sovraccarico nell'organismo e generare un'infiammazione normalmente di basso grado, ma a carattere cronico.




Questo sottofondo infiammatorio rappresenta una brace accesa pronta a far divampare i sintomi, diversi a seconda delle vulnerabilità e delle predisposizioni individuali: reflusso gastroesofageo, bruciori di stomaco, mal di pancia, stitichezza o diarrea per chi è più debole a livello gastrointestinale, cistiti, mal di testa, afte, dermatiti, raffreddori e infezioni respiratorie ricorrenti in tanti altri casi.

Per ciò che riguarda la colite, a complicare il quadro interviene tipicamente un'alterazione della flora intestinale (disbiosi), che concorre a determinare o a mantenere l'intolleranza a uno o più alimenti, perché indebolisce quell'azione difensiva e di sostegno immunitario all'organismo che, in condizioni di equilibrio, i batteri "amici" riescono a garantire.


I rimedi naturali possono aiutare


In queste circostanze le soluzioni naturali efficaci contro la colite aiutano a ridurre la frequenza delle crisi e mitigarne l'intensità, specie se vengono affiancate a rimedi dolci di carattere più marcatamente sintomatico, come l'olio essenziale di menta piperita. Tuttavia, per riconquistare durevolmente il benessere intestinale bisogna agire in modo mirato sull'infiammazione da cibo che sostiene la sindrome dell'intestino irritabile e quindi sulle cosiddette intolleranze alimentari.
COME RICONOSCERE LE INTOLLERANZE - GUARDA IL VIDEO
Il tutorial del dr. Avoledo che spiega cosa sono le intolleranze alimentari e come uscirne.

Scoprire e gestire le intolleranze alimentari per liberarsi della colite


La buona notizia è che le ipersensibilità alimentari si possono individuare, gestire e superare, così come si può educare l'organismo a ripristinare e mantenere il controllo attivo sui cibi che ha iniziato a percepire come ostili e nei confronti dei quali ha sviluppato quelle reazioni infiammatorie che stanno alla base dei sintomi.

Da dove iniziare? La prima tappa è rivolgersi a uno dei test, come il test DRIA, appositamente pensati per verificare la presenza di ipersensibilità alimentari non di tipo allergico. La seconda, se alcuni alimenti o gruppi alimentari sono risultati positivi al test, è avviare un percorso di recupero della tolleranza, che non proceda eliminando i cibi critici, ma li reintroduca in quantità via via crescenti, secondo un programma alimentare ritagliato sulle esigenze e sulle caratteristiche della singola persona.

La temporanea astinenza da certi alimenti in alcuni giorni della settimana e la loro ragionata, progressiva riproposta in altri portano generalmente alla regressione di pancia gonfia, dolori, stitichezza e delle altre manifestazioni ricorrenti della colite spastica.



Articolo di
biologo nutrizionista, dottore magistrale in scienze della nutrizione umana, dottore magistrale in scienze naturali, master universitario in naturopatia.


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