Vitamina D bassa: come integrarla

Sole e vitamina D
La vitamina D bassa non facilita solo l'osteoporosi: espone a un maggior rischio di patologie quali cancro, infezioni, malattie autoimmuni. Ecco come integrare la vitamina D.

Sono sempre più numerose le evidenze scientifiche che attribuiscono alla vitamina D effetti di portata molto ampia sulla salute. Tra le più importanti, una metanalisi sul rapporto tra livelli di vitamina D nel sangue e rischio di mortalità per tutte le cause pubblicata sul British Medical Journal ha confermato quanto avevo già avuto l'occasione di sottolineare a proposito del ruolo di questo micronutriente per migliorare l'aspettativa di vita e ottimizzare il funzionamento dell'organismo a tutte le età.

Alcuni aspetti meritano un approfondimento e una più capillare divulgazione, alla luce della riconosciuta funzione strategica della vitamina D per il benessere e degli stati di ipovitaminosi D che si riscontrano sempre più frequentemente nella popolazione.


Proprietà e funzioni della vitamina D


I livelli circolanti di vitamina D influiscono sullo stato generale dell'organismo sotto molteplici aspetti.



1. Vitamina D e salute delle ossa

La vitamina D contribuisce direttamente alla solidità dello scheletro, poiché stimola l'assorbimento del calcio e il deposito di questo minerale nel tessuto osseo. Evitare carenze di vitamina D, soprattutto per le donne dopo la menopausa, consente di ridurre le probabilità di incorrere nell'osteoporosi.


Il dottor Luca Avoledo, biologo nutrizionista specialista in scienza dell'alimentazione ed esperto in naturopatia, spiega quali sono i benefici della vitamina D a "Il mio medico" su TV2000.



2. Vitamina D per rinforzare il sistema immunitario

Meno conosciuta ma altrettanto importante è la capacità della vitamina D di regolare la risposta immune. Diverse ricerche hanno documentato che un giusto apporto di questa sostanza può contribuire a difendere dallo sviluppo di malattie autoimmuni quali la tiroidite di Hashimoto e il diabete di tipo 1.


Adeguati livelli di vitamina D concorrono poi a ridurre il rischio di infezioni, compresi il raffreddore, l'influenza e le altre malattie invernali. La vitamina D attiva i globuli bianchi (soprattutto i linfociti B e i linfociti T), cellule deputate a riconoscere e neutralizzare agenti patogeni come virus, batteri, antigeni specifici. Recentemente è stato scoperto che la vitamina D incrementa anche la produzione di catelicidina, una proteina dalle spiccate proprietà antibiotiche.

La vitamina D aiuta inoltre a prevenire alcune forme di cancro, sia perché sostiene l'attività immunitaria, sia perché si comporta da fattore antiproliferativo: carenze di vitamina D cono state collegate soprattutto a un maggior rischio di tumore al colon, alla prostata e al seno.



3. Vitamina D e funzionalità cerebrale

Anche il cervello ha bisogno di questa sostanza e deficit di vitamina D sono spesso riscontrati nelle persone affette da demenza.


D'altro canto, assumere vitamina D ha dato prova di migliorare la memoria e gli altri sintomi di decadimento cognitivo tipici della malattia di Alzheimer.



4. L'influenza della vitamina D su cuore e arterie

Recenti acquisizioni scientifiche testimoniano che bassi livelli di vitamina D predispongono all'ipertensione e all'ateroclerosi e suggeriscono di incrementare l'introito di questa sostanza per proteggere la salute cardiovascolare.

La vitamina D esercita un'influenza diretta sulla salute, incidendo non solo sulla mineralizzazione e sulla solidità delle ossa, ma anche sull'efficienza del sistema immunitario, sulle funzioni cognitive e sul benessere cardiaco e vascolare.

Conservare nel tempo adeguati livelli di vitamina D ed evitare carenze è quindi estremamente importante per la salvaguardia della salute.


Fonti alimentari di vitamina D


Parte dell'approvvigionamento di vitamina D avviene con la dieta, tramite la quale si assumono vitamina D3 (o colecalciferolo), contenuta negli alimenti di provenienza animale, e vitamina D2 (ergocalciferolo), presente in alcuni cibi di origine vegetale e molto meno utile per l'organismo. Entrambe sono forme inattive, convertite in vitamina D biologicamente attiva attraverso reazioni che avvengono nel fegato e nei reni.

Le diete del dottor Avoledo per nutrirsi in modo corretto

L'alimentazione provvede tuttavia solo a una parte del fabbisogno giornaliero di vitamina D e non sempre è sufficiente a evitare carenze.


Come mantenere i giusti valori di vitamina D


E' importante assumere la vitamina D tramite gli alimenti, mangiando 2-3 porzioni di pesce grasso a settimana e non facendosi mancare una sufficiente quantità di uova (consumare anche un uovo al giorno non provoca l'innalzamento del colesterolo).


Tuttavia, approfittare dei mesi estivi per esporre la pelle ai raggi solari è il miglior modo per garantirsi buone scorte di questa molecola: grazie al sole, il corpo è in grado di sintetizzare autonomamente vitamina D.

Considerando comunque che non sono molti gli alimenti ricchi di vitamina D e che per buona parte dell'anno la possibilità di beneficiare della luce solare si contrae drasticamente, il rischio di ipovitaminosi D, ovvero di vitamina D bassa, è tutt'altro che remoto.

Le carenze di vitamina D sono frequenti, soprattutto in certe fasi della vita, quali infanzia e senescenza.

Secondo uno studio di qualche anno fa, gran parte dei bambini e degli adolescenti italiani presenta una carenza di vitamina D. Ancora peggiore è la situazione della popolazione anziana, perché la capacità del corpo di sintetizzare vitamina D diminuisce con l'avanzare dell'età, così come in genere la qualità della dieta e la vita all'aperto.

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Per arginare il pericolo e raggiungere dosaggi quotidiani di vitamina D che vadano da un minimo di 400 UI (Unità Internazionali, pari a 10 microgrammi) fino a 2.000 UI (ovvero 50 microgrammi) è in diverse situazioni consigliabile ricorrere a integratori alimentari, assumendo le capsule o le perle ai pasti, dal momento che la vitamina D è liposolubile.



1. La vitamina D senza la vitamina K2 è pericolosa?

In merito alle supplementazioni di vitamina D, ricevo spesso domande di pazienti e lettori che mi chiedono se è vero che la vitamina D andrebbe sempre assunta in combinazione con la vitamina K2, per evitare che il calcio si depositi nelle arterie e nei reni, facilitando l'insorgenza di disturbi cardiovascolari e renali. La vitamina K2 tende infatti a ridurre la calcificazione dei tessuti molli, indirizzando il calcio verso le ossa.

La vitamina D va senz'altro assunta insieme alla vitamina K quando si tratti di integrazioni consistenti e per lunghi periodi, che rischiano di essere tossiche provocando ipercalcemia (livelli eccessivi di calcio nel sangue), e a maggior ragione ciò è necessario se, oltre alla vitamina D, si stanno assumendo integratori di calcio, come avviene in molti protocolli per la cura dell'osteoporosi.

Invece, allo stato attuale, non esistono evidenze sufficienti a dimostrare che integrazioni di moderate quantità di vitamina D, come quelle presenti nella maggior parte dei supplementi alimentari in commercio, siano dannose senza la contemporanea integrazione di vitamina K2. In assenza di specifiche necessità mediche, sono peraltro da considerarsi insensate e potenzialmente pericolose le integrazioni alimentari di megadosi di vitamina D (pari a diverse migliaia di UI al giorno) per tempi prolungati, che oggi vanno relativamente di moda in alcune cerchie di consumatori.


Articolo di
biologo nutrizionista, specialista in scienza dell'alimentazione, dottore magistrale in scienze della nutrizione umana, dottore magistrale in scienze naturali, master in naturopatia.


PER APPROFONDIRE L'ARGOMENTO
La Vitamina D Jörg Spitz
Il Superormone: come proteggersi dalle malattie croniche
Tecniche Nuove Edizioni

FONTI E BIBLIOGRAFIA SCIENTIFICA
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  3. Bozkurt NC et al, "The association between severity of vitamin D deficiency and Hashimoto's thyroiditis", Endocr Pract, 2013 May-Jun;19(3):479-84.
  4. Chowdhury R et al, "Vitamin D and risk of cause specific death: systematic review and meta-analysis of observational cohort and randomised intervention studies", BMJ, 2014; 348 :g1903.
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