
Ci si alza al mattino e solo il pensiero di affrontare la giornata affatica. In diverse situazioni, debolezza, astenia, mancanza di forze e persino difficoltà di concentrazione e appannamento dei riflessi - una vera e propria stanchezza mentale, che spesso si accentua dopo i pasti - sono le sensazioni prevalenti, senza che sia possibile individuare una causa precisa (anemia, ipotiroidismo, ipoglicemia ecc.) in grado di giustificarle.
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Stanchezza cronica: quando pensare a un'intolleranza alimentare?
Una volta escluse specifiche malattie, un'ipotesi da valutare è che all'origine della stanchezza si nasconda un'intolleranza alimentare.
Va chiarito subito che il termine "intolleranza alimentare", pur immediatamente comprensibile, deve essere riservato esclusivamente all'intolleranza al glutine (che causa la celiachia) e all'intolleranza al lattosio (dovuta a un deficit dell'enzima lattasi necessario a digerire il lattosio, il principale zucchero presente nel latte). Sono le uniche due intolleranze definite tali dalla comunità scientifica, vere e proprie patologie, anch'esse peraltro capaci di indurre una sensazione di fatica e di sfiancamento che non si risolvono.
Accanto a queste entità nosologiche si trova il vasto campo delle food sensitivity, ipersensibilità di natura diversa a determinati alimenti, che sono l'argomento del presente articolo. Benché queste risposte indesiderate al cibo non siano state compiutamente definite in ambito medico, è esperienza comune a molti soggetti manifestare reazioni avverse ad alimenti e sostanze particolari, non spiegabili né con un'allergia alimentare (diagnosticabile attraverso la ricerca di anticorpi IgE nel sangue), né con un'intolleranza classica.
Come nascono le intolleranze alimentari e le ipersensibilità al cibo
A partire dallo svezzamento, l'essere umano comincia a ingerire alimenti diversi dal latte materno e impara via via a digerirli e a metabolizzarli. Finché è in salute e tutto funziona come deve, la conquistata tolleranza ai cibi permette di mangiare pressoché di tutto, compatibilmente con i gusti personali.
Il dottor Avoledo, biologo nutrizionista esperto in naturopatia, ospite de "Il Mio Medico" su TV2000, fornisce tanti altri consigli naturali per affrontare la stanchezza. |
Può capitare tuttavia che un'alterazione dei meccanismi di difesa immunitaria, una dieta ripetitiva, lo stress eccessivo o mal gestito, l'esposizione continua a sostanze (come alcuni additivi e conservanti artificiali) che il corpo fatica a riconoscere e numerosi altri potenziali fattori di perturbazione portino a una perdita della tolleranza alimentare e allo sviluppo di una reattività a determinati cibi, avvertiti dall'organismo come nocivi, nonostante intrinsecamente non possano considerarsi tali.
Perché le intolleranze alimentari provocano stanchezza
Verso questi alimenti diventati "ostili" il sistema immunitario si mobilita e scatena risposte di tipo infiammatorio, che, seppure di basso grado, sottraggono risorse e forze al corpo. L'infiammazione da cibo diminuisce inoltre la sensibilità delle cellule all'insulina, l'ormone deputato a trasferire gli zuccheri dal sangue ai tessuti perché vengano convertiti in energia. L'infiammazione dovuta alle food sensitivity riduce così le performance dell'organismo e moltiplica la fatica necessaria allo svolgimento delle sue funzioni.
La stanchezza può diventare importante e pervasiva anche se ci si assicura il giusto numero di ore di sonno la notte e se si segue una dieta sufficientemente completa e rappresentativa di tutte le categorie di nutrienti, con un adeguato introito di proteine, carboidrati, minerali, vitamine e altre sostanze indispensabili al mantenimento della salute.
Quando la causa della stanchezza è un'intolleranza alimentare o un'eccessiva reattività a certi cibi, anche l'impiego dei rimedi naturali più efficaci per contrastare l'affaticamento psicofisico riesce nella migliore delle ipotesi ad alleviare solo in parte la spossatezza e l'astenia, ma non rimuove il disturbo in modo radicale e duraturo.
Come risolvere la stanchezza causata da intolleranze alimentari
Risalire ai cibi responsabili dell'astenia può non essere facile. A differenza delle allergie, in genere le intolleranze alimentari non provocano reazioni immediate ed eclatanti, bensì un quadro di sintomi piuttosto sfumato e complesso.
Agli effetti dell'infiammazione sistemica cronica da cibo sono riconducibili disturbi e malesseri estremamente eterogenei, quali colite, gonfiore addominale, cistiti, dermatiti, mal di testa, sovrappeso e difficoltà a dimagrire, nonché, appunto, stanchezza, letargia e debolezza.
Il sospetto che dietro alla stanchezza ci sia un'ipersensibilità al cibo diversa da un'allergia e da un'intolleranza non ricompresa tra quelle propriamente dette (lattosio, glutine) può venire confermato unicamente attraverso il ricorso a test per le intolleranze alimentari di carattere non convenzionale, quali il test DRIA, il test per il dosaggio delle IgG, l'ALCAT test, il Vega test e altri.
Una volta identificate le food sensitivity implicate nella stanchezza, è possibile tracciare un preciso percorso di recupero della tolleranza alimentare, che anziché eliminare i cibi verso i quali si è iperreattivi consenta di introdurli in modo attento, graduale e personalizzato in un numero crescente di pasti settimanali.
Adottare uno specifico schema di rotazione delle sostanze risultate positive al test porta da un lato a ridurre progressivamente la stanchezza e la spossatezza provocate dal cibo e dall'altro a ripristinare la tolleranza, ovvero il controllo attivo dell'organismo sugli alimenti e la capacità di tornare ad assumerli senza fastidi di sorta.
Nella mia esperienza professionale, la stanchezza è una delle condizioni che rispondono in assoluto più positivamente e velocemente a una dieta di rotazione impostata sulle ipersensibilità alimentari individuali, tanto che persino soggetti che si sottopongono al test per altre necessità (ad esempio, per problemi digestivi o dermatologici) segnalano con stupore maggiori energie fisiche e mentali già dopo alcuni giorni o al massimo poche settimane: dai riscontri raccolti presso La Clinica del Cibo di Milano, la percentuale di pazienti che dichiara un innalzamento dei propri livelli di energie in seguito a opportuna gestione dei cibi risultati positivi al test è superiore all'80%.
Articolo di
biologo nutrizionista, dottore magistrale in scienze della nutrizione umana, dottore magistrale in scienze naturali, master universitario in naturopatia.
PER APPROFONDIRE L'ARGOMENTO
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FONTI E BIBLIOGRAFIA SCIENTIFICA
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